Scrittore sovietico. Di origine ebrea, nei suoi primi racconti costruì una vera e propria epopea ebraica grazie a una prosa fortemente espressiva e al tempo stesso laconica che, attraverso l’iperbole, rende l’atmosfera favolosa del variegato mondo ebraico-odessita, dove campeggiano personaggi granitici e possenti, evocati talvolta in un gesto che li riassume mirabilmente (Racconti di Odessa, 1931; Storia della mia colombaia, 1926).
Il motivo autobiografico che percorre tutta la sua opera è tuttavia filtrato: l’ebraismo si fonde con l’infanzia, le tragedie al centro dei racconti sono universali, non più legate al luogo, al tempo, all’appartenenza etnica (anche se vi vengono descritti i pogrom). La compresenza di due culture (quella russo-sovietica e quella ebraica), spesso in dissidio tra loro, gli permette un duplice sguardo, dall’interno e dall’esterno, sulla realtà narrata. Ne sono testimonianza i racconti di L’armata a cavallo (1923-26), dense miniature sull’epopea dei cosacchi rossi del generale Budenyj, narrate da un alter ego dell’autore, il corrispondente di guerra Ljutov, la cui voce spazia dalle tonalità liriche e dolenti a un pungente senso dell’umorismo, sempre e comunque improntata all’oralità. Autore ed eroe cercano nella rivoluzione un senso di appartenenza, mentre l’ebraismo rimane un punto di orientamento nel mondo sanguinario e violento, ma affascinante, della rivoluzione. Lo smitizzante ritratto dei leggendari cosacchi, la descrizione della crudeltà dei rivoluzionari, inestricabilmente legata alla carica ideale che li animava, irritarono il regime sovietico, ma il libro piacque a Stalin e ciò diede temporaneo respiro allo scrittore. Arrestato tuttavia nel 1939 con l’accusa di trockismo, venne fucilato nel 1940. Nel 2006 è apparsa un’ampia raccolta delle sue opere nei «Meridiani».
fonte: Enciclopedia della Letteratura Garzanti, 2007